L’O.T.O. abbraccia Il Libro della Legge, ricevuto al Cairo dal
Profeta dell’Amabile Stella (al secolo Aleister Crowley) nel 1904
e.v.
Il Libro della Legge proclama l’avvento del Nuovo Eone, un’era di
sviluppo del genere umano imperniato su un messaggio di mutamento
paradigmatico nel pensiero, nella cultura e nella religione basato
sulla singola e suprema ingiunzione: Fai ciò che vuoi sarà tutta
la Legge.
Questa Legge, lungi dal rappresentare una licenza libertina,
invita al massimo grado di auto- responsabilizzazione al fine di
poter scoprire e compiere la propria Vera Volontà, lasciando il
prossimo libero di fare lo stesso, secondo la sua natura: “non hai
altro diritto che fare la tua volontà. Fai quella, e nessuno ti
dirà di no. Poiché la pura volontà, non alleviata dal fine,
liberata dalla lussuria del risultato, è in ogni modo perfetta.”
(Cap. I, v. 42-44).
“Su Thelema” di Aleister Crowley, fu scritto intorno al 1926-1927 e inviato a Martha Küntzel (Soror Ich Will Es) di Lipsia. È tratto da un dattiloscritto con correzioni a mano che fa parte della Yorke Collection, Warburg Institute, Università di Londra. Il saggio fu inedito finché comparve in The Revival of Magick, edito da Hymenaeus Beta & R. Kaczynski. Copyright © O.T.O, 1998.
Fai ciò che vuoi sarà tutta la Legge.
L’Universo è la realizzazione e la somma totale di tutte le
possibilità. In verità si potrebbe quasi dire che esso è tale
per definizione.
Un essere conscio – ossia un centro individuale di coscienza,
una Monade – può non possedere in se stesso alcuna qualità. La
sua idea dell’esistenza non solo dell’Universo ma di se stesso è
evidentemente dipendente da e limitata a quella serie di
possibilità che esso stesso ha sperimentato. Quella parte
dell’Universo che non è ancora entrata nella sfera della sua
esperienza non ha esistenza per esso. È come un mondo nuovo – un
universo in attesa di essere scoperto. Ogni essere conscio,
perciò, deve differire da ogni altro in virtù della sua
posizione nell’universo; non della latitudine e longitudine, né
del tempo e dello spazio, ma piuttosto una posizione di grado o
stato di coscienza, di punto di vista. La sua identità, in modo
simile, deve necessariamente essere di pura negazione. Il valore
di ciascun essere è determinato dalla quantità e qualità di
quelle parti dell’universo che esso ha scoperto, e che pertanto
compongono la sua sfera di esperienza. Cresce estendendo questa
esperienza, ampliando, per così dire, questa sfera. Nel caso di
due esseri che possiedono poca o nessuna esperienza in comune,
la comprensione reciproca è chiaramente impossibile. La simpatia
viene vista così come se fosse più una questione di esperienza
approssimativamente contigua, o almeno coincidente rispetto ad
un’ampia proporzione di esperienze cui entrambi attribuiscono un
valore speciale. Il valore reale di ogni nuova esperienza è
determinato dalla sua attitudine ad aumentare la somma totale di
conoscenza, o il grado di comprensione e di illuminazione che
essa diffonde sulle esperienze precedenti.
Come regola generale, maggiore è la somma di esperienze
coincidenti di due esseri qualsiasi, maggiore è la somiglianza
del loro accordo generale. Così, ad un certo punto nello
sviluppo un essere molto probabilmente considererà qualunque
disaccordo con lui come un sicuro errore, ed è un passaggio
estremamente importante nel progresso raggiungere un abituale
atteggiamento della mente che realizzi che ogni visione
divergente di una data questione non è dovuta ad elusività
morale, ma ad una più grande varietà di esperienze assimilabili.
Tali individui crescono in un modo molto speciale quando
imparano ad accettare di buon grado punti di vista divergenti ed
esperienze contrarie, e cercano di assimilarle, comprendendo che
questo è il miglior modo possibile per acquisire in un colpo
solo un’immensità di nuove esperienze invece di dover passare
attraverso di esse nel dettaglio.
Dovrebbe essere chiaro da quanto detto sopra che la Legge di
Thelema “Fai ciò che vuoi” debba essere una logica regola di
condotta per chiunque accetti quanto premesso sopra, poiché la
Volontà ultima di ogni essere cosciente deve essere di aumentare
la sua esperienza generale tanto da comprendere e conoscere se
stesso, cosa che egli può fare solo studiando e comprendendo
l’intero universo. Il fatto che questo compito sia infinito non
è di detrimento al processo, ma rende tutto più interessante. È
la via del tao. La definitività stuferebbe.
Ora dunque, rispetto alla spiegazione della Legge fornita
altrove nel Libro della Legge, “Amore è la legge, amore sotto la
volontà”, mentre la volontà come mostrata sopra è di assoluta
validità logica ed etica, essa può solo essere messa in atto
attraverso il processo di assimilazione degli elementi estranei;
ossia, attraverso l’amore. Rifiutare di unirsi con ogni sorta di
fenomeno significa deprivarsi del suo valore – anche della vita
stessa, come nel caso dei Fratelli Neri, imprigionati
nell’Abisso, e condannati alla disintegrazione della coscienza
nel regno delle idee e delle esperienze disconnesse, a “perire
con i cani della Ragione.” Questo rifiuto è messo in atto solo
quando ci si convince che il nuovo fenomeno è ostile alla serie
di esperienze già acquisite e rese parte di se stessi. Ma è un
serio segno di imperfezione, di grave fallimento nel comprendere
i fatti della materia, assumere questo atteggiamento. Anche
supponendo, per un breve momento e solo per amore della
discussione, che la nuova idea presa in considerazione sia così
incompatibile con le esperienze già acquisite e assimilate al
punto che la loro distruzione è necessaria se si vuole accettare
la nuova idea, allora un fatto risalta in maniera vivida,
mostrando chiaramente che la vecchia serie di esperienze è così
imperfetta da essere in realtà inadatta per continuare la sua
precedente esistenza; la sua distruzione sarebbe un vantaggio
per quell’essere, consentendo una ricostruzione lungo linee
totalmente differenti – una ricostruzione che lo porterebbe più
prontamente all’acquisizione di nuove esperienze e di idee
apparentemente contraddittorie.
Inutile dire, naturalmente, che è necessario nella pratica reale
utilizzare il proprio giudizio nello scegliere il fenomeno che
ci si propone di assimilare subito dopo. Non si dovrebbe
necessariamente sparare a se stesso o ad un altro a partire da
una mera curiosità. Il diritto di scelta appartiene
all’individuo. Allo stesso tempo bisognerebbe ricordare che “La
parola del Peccato è Restrizione.” Nessun altro individuo ha
alcun diritto di determinare o restringere la scelta di un altro
eccetto nei casi in cui l’esperienza di uno include per tutti
gli scopi pratici l’esperienza dell’altro; come nel caso di
genitori e figli piccoli. Vi sono anche vari altri casi in cui
la libera scelta dell’individuo deve essere oggetto di
restrizione nella misura in cui quella scelta se non ostacolata
possa interferire con i pari diritti degli altri. Ma questa non
è in alcun modo una questione di giusto e sbagliato in senso
astratto, ma una questione di politiche pratiche.
L’espressione “amore spietato”, gettata a volte in modo
sprezzante in faccia ai Thelemiti, anche se non ricorre nel
Libro della Legge, ha ciononostante una certa giustificazione.
La pietà implica due gravi errori – errori che sono
profondamente incompatibili con le visioni dell’universo
brevemente indicate sopra.
Il primo errore contenuto in essa è un’assunzione implicita per
cui qualcosa è sbagliato nell’Universo, e che inoltre uno è così
insidiosamente ossessionato dalla Trance della Sofferenza che ha
completamente fallito nel compito di risolvere l’enigma della
Sofferenza, e ha attraversato la vita con il gemito di un
animale ferito – “Tutto è Sofferenza.” Il secondo errore è
ancora più grande dal momento che coinvolge il complesso
dell’Ego. Aver pietà per un’altra persona implica che tu sei
superiore a lui, e non riesci a riconoscere il suo diritto
assoluto ad esistere per come è. Ti dichiari superiore a lui, un
concetto profondamente opposto all’etica di Thelema – “Ogni uomo
e ogni donna è una stella” ed ogni essere è un’Anima Sovrana. Un
attimo di riflessione perciò sarà sufficiente a mostrare quanto
sia completamente assurdo qualsiasi atteggiamento, in rapporto
ai soggiacenti fatti metafisici. “... poiché c’è amore e amore.
C’è la colomba e c’è il serpente.” La simpatia, ovviamente, è la
più corretta cornice della mente, poiché è un amore spietato che
in realtà coinvolge un’identificazione di se stesso con l’altro;
quindi è un atto di vero amore. “Non c’è legame che può unire il
diviso eccetto l’amore”.
Se traduciamo la parola greca in latino e diciamo “compassione”
invece di “simpatia”, il processo di degenerazione del
linguaggio ne dà una falsa connotazione. Bisogna ricordare che
la parola greca pathein non significa necessariamente soffrire
nello stesso senso etimologico di sub fero, che implica
inferiorità e perciò pietà. Della compassione, non è forse
scritto “La compassione è il vizio dei re”?
Amore è la legge, amore sotto la volontà.
Traduzione Copyright © 2017 Ordo Templi Orientis – Ogni
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